La sua genesi è molto antica, sicuramente nobile, ma a parte le
curiosità da collezionisti, un tuffo in questo tema è d’obbligo. Fin dal 1200,
quando Marco Polo visitando il Regno di Fansur trovò una strana pianta con il
tronco pieno di farina, si venne a conoscenza dell’utilizzo di polveri o
macinati per produrre cibo. Venne poi alla luce che già nel neolitico ed in
epoca romana ( Orazio raccontava delle lasagne di Apicio), la pasta ottenuta
dallo sbriciolamento dei chicchi di grano, conservata ed essiccata, veniva commercializzata nei possedimenti
dell’impero.
Ed è qui che
entrano in gioco gli Arabi… L’ipotesi più tradizionale e che ha innescato la
competizione per l’invenzione della pasta
nel bacino mediterraneo, sostiene che gli Arabi, popolo nomade, aguzzando
l’ingegno per trovare derrate non deperibili nell’arco dei loro spostamenti,
perfezionarono l’essicazione della pasta. Analogamente, dalle Ande al Tibet,
nomadi e stanziali utilizzavano frutti e chicchi di piante locali commestibili
per produrre farine.
Quella della pasta è una
nozione culinaria comune all’intera umanità, per noi non è indispensabile sapere dove e come è nata, ma
ci piace credere che sia roba di casa nostra !!!
La pasta convenzionalmente si
distingue in pasta secca, fresca e ripiena, all’uovo o senza uova, classica o
colorata e della quale si valutano vari elementi: la produzione (casalinga o
industriale), il formato (lungo o corto), la ruvidezza, la consistenza e la
tenuta di cottura.
L’aggiunta di sughi, salse, ragù, besciamelle o altro ne esalta il sapore, rendendo la pietanza particolarmente apprezzata .
L’aggiunta di sughi, salse, ragù, besciamelle o altro ne esalta il sapore, rendendo la pietanza particolarmente apprezzata .
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